I comici non mi sono mai piaciuti. Non fraintendete: mi piacevano Stanlio e Olio, John Candy, Terence Hill e Bud Spencer, perché mostravano la vita nel suo lato umoristico, che forse è quello più vero. Ma non mi sono mai piaciuti i comici di "piazza Navona", quelli che vanno travestiti da contestatori-giullari, ma che, alla fine dello show, non si capisce cosa fossero, se contestatori o giullari.
Tra questi c'era anche Sabrina Guzzanti, che ho rivalutato guardando il suo ultimo Draquila, che ha vinto anche un premio a Cannes.
Il film, chiaramente anti-Berlusconi, è un documentario tra le macerie di pietra e i cuori macerati dell'Aquila. Un film che mostra cosa è accaduto veramente, sotto i banchi, come si suol dire.
Anche se può apparire troppo e primariamente anti-Berlusconi, il film è invece strutturato molto bene, a mo' di inchiesta tipo quelle di Michael Moore. Infatti, anche la cosiddetta sinistra viene denunciata come assente o anzi inesistente. Ciò che ne emerge è un quadro allarmante di un'Italia ubriaca e stanca. Ubriaca, dove lo può essere e se lo può permettere, di menzogne e di piccoli piaceri arcoriani; stanca, invece, di tutta l'impotenza che sembra esserci in qualsiasi tentativo di mostrare la profonda corruzione, non solo finanziaria, che domina il Paese e la classe dirigente.
Ve lo consiglio.
Se fossi la Guzzanti, avrei distribuito gratis il film
Il ritorno
6 anni fa
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