Non mi meraviglio dell'ultima trovata dei luogotenenti della bastiglia italiana, all'interno della quale è imprigionata l'Italia stessa.
Sto parlando del decreto salva liste, che "salva", appunto, le liste elettorali del Pdl (=il partito di Berlusconi, il suo cesso, nel senso esatto latino, da cedere = luogo ove si cede qualcosa. Il Pdl è il luogo dove l'innominabile Berlusconi cede i suoi voleri. Nel "cesso" stanno poi tutti coloro che, per un piatto di minestra, obbediscono.).
Come tutti sapranno, e credo anche i nostri affezionati lettori all'estero, le liste Pdl nel Lazio sono arrivate in ritardo rispetto ai termini stabiliti dalla legge. Ma: sopresa! Miracolo! Prodigio! Magia!
Se si fa una legge in quatto e quattr' otto che annulla o "interpreta" quella scadenza, tutto è possibile.Come fece Semiramide, la regina che per giustificare la sua lussuria legiferò stabilendo che la lussuria non era un peccato. A ragione, Dante la colloca nell'inferno.
Vi ricordo, en-passant, che tutte le guerre, omicidi, carneficine, sono nate proprio da una interpretazione arbitraria e strumentale delle cose e dei fatti. 11 Settembre = sono stati gli afghani. Armi chimiche = ce li hanno gli iracheni. Povertà = sono stati gli ebrei. Sporcizia = sono stati i neri. Crimini = sono tutti degli stranieri. Vietgong = non sono uomini. Indiani d'America = sono primitivi.
Non mi meraviglio affatto di questo. Avevamo parlato di recente di altre mosse e decreti del genere. Come quella che metteva in dubbio anche la testimonianza dei pentiti di mafia. "I riscontri anche parziali delle testimonianze non sono da considerarsi determinanti", si legge in una delle "loro" proposte.
Rimane il popolo. Unica arma rimasta, il voto. Per inteso, gli altri dall'altro lato non sono meglio.
I radicali e la Bonino non mi sono stati mai simpatici, perché guidati dall'istinto a volte amalgamano mezze verità a mezze falsità. Ma il voto forse è l'ultima speranza che ci è rimasta, oltre a quella di madre natura.
Il tessuto costruito dal Pdl e dal suo monarca sono simili a quelli di governi golpisti che riescono ad arrampicarsi al potere e a rimanervi grazie a due fattori concomitanti. Il primo è la condizione economica della nazione. Un popolo affamato non ha tempo per dedicarsi alla lotta politica. Oggi in Italia, i disoccupati sono arrivati a un milione, senza contare quelli caduti nel precariato, ovvero quelli che per mangiare devono fare lavori instabili, non retribuiti costantemente, saltuari, rischiosi, incerti. Il tempo sottratto alla ricerca del pane è un lusso. Per psicoinfluenzare il popolo, a volte si adottano slogan risibili che additano tale condizione agli immigrati, che mangiano il lavoro e storie simili. Lo stress per la sopravvivenza aumenta le paure inconscie.
Il secondo fattore è la connessione stretta fra i governanti e la matrice industriale-borghese-mafiosa della nazione, ovvero ciò che garantisce una buona fetta di elettorato e forse l'unica che influisce. In questa matrice inserisco anche i sionisti, con tutto il rispetto per gli ebrei. Tale connessione è così stretta che nemmeno la magistratura è capace di stanarla. O, meglio, quando la stana è essa stessa colpevole di averla stanata. Per cui, il lecito è tutto ciò deciso in alto. Il giudizio dei magistrati diventa opinabile al governo, insindacabile altrove. E' proprio il contrario della democrazia.
Ci sono due orizzonti: o il corso naturale della ragione l'avrà vinta in Italia, se i brandelli della democrazia non verrano divorati del tutto, o assisteremo a un riemergere di terrorismi esasperati, molto diversi da quelli degli anni 70 dove c'erano altre menti, credo anche gringhesche, a manovrare le pedine. Qui non c'è più la minaccia comunista.
Il colpo di grazia all'Italia di De Gasperi è stato dato. Vedremo se quello che scriviamo qui avrà un riscontro. Se vincerà ancora il monarca-nano, il falso deo dell'eros (non certo dell'amore come sostiene lui), dovremo rassegnarci, come si rassegnò il popolo americano di fronte alla rielezione di Bush junior, il malato mentale signore della guerra (e di nani)
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