Non sono moralista in senso stretto, e per questo non farò commenti che si aggrappano ad argomentazioni sul pudore, il rispetto del corpo e robe simili.
Quando ho letto dell'ultima trovata dei nostri ricercatori e studenti ribelli, ho pensato tante cose che si confondevano a vicenda.
Fissando le idee su questa tastiera, mi vien da dire che questi nostri scienziati devono essere davvero
stressati dal loro stesso lavoro, se non riescono a trovare altri modi di espressione all'infuori di
goliardiche inscenate alla beat-generation.
In un epoca dominata dal bisogno quasi demoniaco di mettersi in mostra, fotografi e giornalisti non aspettavano altro che vedere gente comune, e soprattutto giovin donne, mostrarsi senza veli. Esplodono così gli "hits" su siti commerciali e di media.
Altri pensieri andavano al nostro Berlusca che non aspetta altro che vedere simili goliardate a cui risponderà, e forse a ragione, con il suo saccente tono di falso-purista. Ma anche se il pulpito non si confa' al predicatore, la predica forse sì: vi sembra che una protesta del genere incida culturalmente?
Anzi, dimostra proprio che i luoghi del sapere e della conoscenza sono allo sfacelo, dal punto di vista culturale. Uno sfacelo di unità, una mancanza di pensiero comune, che producono una agitazione temporanea attorno a questioni particolariste, come i tagli e le questioni di economia. Ma sul resto, su questioni generali, a larga veduta e di base, non si è capaci di nessuna critica, se non da corridoio o nel bar.
Altri pensieri ancora andavano sulla ricerca italiana, dove spesso e volentieri i finanziamenti vanno a progetti inutili, di facciata, che non creano e non investono sui giovani seriamente, formandoli. Molto spesso i progetti finanziati sono per mettere a lavoro un gruppo di tesisti e assegnisti al servizio di professori che si ingrassano indebitamente di pubblicazioni.
Mi sarei commosso di più se avessi visto questi intellettuali sfilare nudi per i morti che stiamo ammazzando in Afghanistan, attraverso la Nato; se avessero sfilato per tutti quegli operai e precari (non intellettuali) che ogni giorno lavorano per sopravvivere con 800 euro al mese e che non si lamentano; se li avessi visti sfilare per gli stranieri picchiati per puro razzismo; eccetera eccetera.
Si sa già come andrà a finire questa storia. Quando le acque si calmeranno ( il decreto passerà, con qualche ritocco di cui nessuno si accorgerà), i nostri studenti e ricercatori ritorneranno nelle loro stanze e nei loro uffici, discutendo della prossima partita di calcetto.
Il ritorno
6 anni fa
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