domenica 19 ottobre 2008

Governare è bello


Il Financial Times se ne intende di finanza. E da un po' di tempo punta l'occhio anche sul nostro paperon de' paperoni che, bellamente, non so per voler o per fortuna, ha inchiappettato tutti gli italiani, fedelissimi e sinistrati.
Agli occhi di quelli del FT, siamo un Paese governato da uno che tratta l'Italia come una bella scatola di marmellata. Le banche vanno giu' dappertutto, ma in Italia il nostro capo di governo ci guadagna. E nessuno dice niente. Cosa è successo agli italiani perché siano così assuefatti dal non avere più voglia di scendere in piazza per manifestare, non contro quel particolare o meno della leggina di turno che taglia qualche fondo, ma per protestare contro "la saggezza in rovina". La saggezza in rovina di un popolo comandato da una prima donna che lega con la Lega, euforica se si dipinge di verde il Colosseo, o che diventa euforica se si difende l'identità padana e viola tutte le altre identità paragonandole ai "barbari".
Non ci accorgiamo della scaltrezza di quest'uomo. "Sa governare e ci sono meno tasse", dice la gente. Panem et circens, come gli antichi romani. Dai il divertimento e il pane al popolo e poi puoi governare come ti pare. Siamo diventati proprio così. E la classe, se si può parlare di classe senza offendere nessuno, la classe media è proprio la stragrande maggioranza che ragiona così. Sto bene io, chissenefrega. Non si alza lo sguardo più in alto, non si prova disgusto per un governo capitalista, anzi, nemmeno, per un governo che sfiora la dittatura. Certo non la dittatura armata, ma una dittatura sottile e morbida, perpretata attraverso il culto della persona (di Berlusconi) e i retroscena di montagne di pecunia che girano nelle tasche del capo dei ministri. Ricordiamo anche che ministro dovrebbe significare proprio "servizio". Qui mi sembra che si tratti invece di un bel "magna magna".
Vedremo ancora in Italia manifestazioni di professori e studenti contro i tagli alle università, ma li vedremo ancora scendere in campo per la giustizia, la democrazia, l'accoglienza, e, infine, per una rivoluzione?

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