Non tutti conoscono quale è il prezzo dell'industrializzazione, che ha reso schiavi
i lavoratori e sordi e cechi i cittadini.
Prendiamo un esempio dal Giappone, gran popolo lavoratore e ben noto per le sue maniere
gentilizie e nobili. Ma pochi sanno quanto sia feroce il Giappone "politico", quello pragmatico che, senza troppe quisquilie filosofiche, agisce secondo il motto "se sbagli paghi".
Molto piu' crudo di un protestantesimo corrotto che spesso agisce secondo la coerenza morale,e a volte molto poco aperto mentalmente, al contrario di quello che può sembrare in altri campi.
Sarà il fatto che il Giappone è un isola, e lo è sempre stato, poco influenzabile e troppo orgoglioso, ma se compriamo i prodotti della Sony, avremmo pure il diritto di dire che
così non va.
Vi riporto di seguito alcuni punti in merito alla pena di morte in Giappone che abbiamo preso da un documento ufficiale della FIDH:
La legislazione giapponese autorizza la detenzione che può durare settimane senza vedere un giudice. In generale, la detenzione avviene nel commissariato di polizia, dove tutto viene perpetrato per ottenere "sospetti". Gli avvocati non sono autorizzati agli interrogatori se non in aula.
L'accusa non ha l'obbligo di trasmettere in anticipo alla difesa documenti favorevoli all'accusa.
L'appello non è obbligatorio e la legge non garantisce che la procedura di revisione del processo o una domanda di grazia sospenda temporaneamente la procedura d'esecuzione.
Se il condannato rifiuta la procedura d'appello, non esistono, per legge, altre procedure, per cui la condanna diventa definitiva.
L'interdizione di condannare a morte deficienti mentali non è stata rispettata in pratica.
Di recente, il ministro della giustizia, Hatoyama Kunio, che ha già autorizzato 13 esecuzioni nel 2008, ha dichiarato di volere autorizzare "a caso" almeno sei esecuzioni dopo la condanna.
Nel frattempo, nel tempo libero, gioca a golf.
Il ritorno
6 anni fa
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