domenica 9 novembre 2008

Obama e noi

Riceviamo e pubblichiamo

"Il 4 novembre, con il suo voto che ha eletto Barack Obama, il popolo degli Stati Uniti ha dato un poco di
speranza al proprio Paese e un regalo al mondo, di fronte agli immensi problemi causati dagli otto nefasti
anni di governo del presidente George W. Bush, la cui eredità è quella, ancora oggi, della guerra in Iraq,
della violazione dei diritti umani e civili, della trasgressione programmata delle convenzioni internazionali
circa i prigionieri di guerra, della istituzionalizzazione della tortura, dell’imposizione di misure unilaterali in
contrasto con ogni sistema di organizzazioni multilaterali, della prepotenza in disprezzo della diplomazia,
del disinteresse completo nei confronti dell’ambiente e di una crisi economica le cui conseguenze sono in
corso. Adesso, toccherà ad Obama, che avrà a proprio favore anche la maggioranza del Senato e della
Camera, conservare la speranza del suo Paese e garantire al resto del mondo ciò che ha promesso
(come, per esempio, prendere posizione nel fulcro di tutti i conflitti, quello tra Israele e la Palestina, favorendo
la spartizione di Gerusalemme).
Certamente, Barak Obama non profilerà una rottura netta con la storia di Bush, anche perché prenderà
potere il prossimo 20 gennaio (e questi due mesi e mezzo potranno fare cambiare molte sue promesse,
quando non ci trovassimo, addirittura, di fronte all’insorgere di nuove e più gravi guerre e di immense crisi).
Ma, a parte ciò, essendo ovvio che Obama non vorrà che il potere degli Stati Uniti all’estero diminuisca, egli
non profilerà dunque una rottura con la storia di Bush, né, tantomeno, con la storia dell’imperialismo statunitense
nel mondo; e, forse, egli non sarà neppure di una grande discontinuità politica reale, che vada oltre
il superamento pragmatico dei mille fallimenti di George Bush. Ma, almeno oggi, possiamo gioire per tre
motivi.
1. L‘elezione del figlio di un migrante (uomo nato nelle Hawai, discendente di padre keniano e di madre
statunitense), e di un migrante di pelle nera, alla presidenza degli Stati Uniti, testimonia che i muri, i confini
e i pregiudizi possono essere abbattuti, che la cultura della discriminazione, della gerarchia, delle élites e
del razzismo può essere spezzata e che i migranti, gli emarginati e gli sfruttati hanno davvero pari diritti.
Certamente, fino a oggi e nei suoi programmi, Obama non ha dato particolare valore alla rottura di queste
barriere, non dandole contenuto politico; ma è fuori dubbio che i discriminati e gli sfruttati, negli Stati Uniti e
non solo, possono trarre un motivo di speranza e di orgoglio per continuare il cammino.
2. Dopo averlo eletto due volte (una con brogli), il popolo degli Stati Uniti si è ravveduto (e speriamo che sia
un segnale di ravvedimento di tutto il pianeta, in particolare della nostra Italia), abbandonando la strada di
Bush, l’uomo dei brogli, dei golpe, della tortura, delle guerre e dell’ignoranza al potere, il quale ha così
terminato il suo mandato come uno sconfitto, un ridicolo e un impresentabile.
3. Ma questa non è una denuncia storica soltanto nei confronti di George Bush, che passerà alla storia
come il peggior presidente degli Stati Uniti, ma anche nei confronti dell’immorale e inefficiente, oltre che
criminale, sistema neoliberale, la più nefasta macchina di discriminazione, di sperequazione, di inquinamento
e di ingiustizia sociale al mondo. I neoconservatori del fondamentalismo protestante erano ancora
convinti di avere il diritto di dominare il mondo con il loro capitalismo neoliberale, quello della sfrenata legge
di mercato, cioè della legge del più forte (per la quale, è eticamente giusto far affondare il pianeta nella
precarietà).
Ecco, gli Stati Uniti ci sono un po’ riusciti. In Italia, invece, governa ancora un uomo vecchio di idee, con tali
ombre che è opportuno tacere, per non essere denunciati dalla DIGOS o non essere costretti a trangugiare
olio di ricino (e con quali compagni di ventura: i Gasparri, i Calderoli, i Brunetta e così via). Alle prossime
elezioni, dobbiamo batterlo noi!"
Per maggiori info, PPL